lunedì 6 ottobre 2008

estate alle porte...

MARCO
20 giugno: estate alle porte, voglia di sole, di mare... voglia di vivere. Voglia di dimenticare, ma allo stesso tempo, tremenda voglia di perdonare e di amare. Si, avevo voglia di amare quella persona che mi aveva regalato le esperienze più belle della mia vita in soli 10 giorni. Quel 20 di giugno lo amai tutto il giorno, nella mia mente, e lo abbracciai, lo baciai sulla fronte... . e capii che ne mio subconscio l'avevo già perdonato da tempo, anche se c'avrei parlato lo stesso. Quella mattina mamma se ne andò presto per il lavoro.
Presi il cellulare, l'avrei chiamato all'istante.
"Pronto" rispose distratto
"Ciao Tommy... come stai?"
"oi Marco... io... tutto ok! Te?" mi chiese titubante ma visibilmente contento
"Mah, come sempre, non mi lamento insomma! Che fai oggi?"
"Boh! Sinceramente non lo so!"
"Vieni giù?" gli chiesi schietto.
"Ehm... va bene, ma a che ora?"
"Anche subito! Ci conto eh!"
"Ok, però dammi il tempo di vestirmi" disse ridendo. e certo che se fosse venuto nudo non mi sarebbe dispiaciuto!
"Ok, a dopo" risposi allegro.
Mi sentivo bene, finalmente dopo quattro giorni d'inferno mi sentivo bene. Questa volta però non avrei fatto la figura del coglione, e prima di concedermi a lui gli avrei parlato. Mi preparai in testa un gran discorso, zeppo di parole e frasi, ma già sapevo che quando sarebbe arrivato il momento mi sarei scordato tutto. Una mezzora più tardi suonò il campanello. Impaziente aprii la porta... mi si presentò davanti un omaccione dallo sguardo burbero, che mi diede la posta. "Che delusione, era solo il postino; ma quando arriva!"
E mentre pensavo tra me e me vidi arrivare in sella alla sua bici sgangherata ma ugualmente funzionante, quello che stava a poco a poco diventando il pensiero fisso delle mie vacanze, peraltro appena iniziate. Mi lanciò un sorriso, baciato da un raggio di sole mattutino, e quasi fui colto da una immotivata gelosia: solo io potevo baciare Tommaso!
Scese dalla bici, si diresse verso di me, e già gli occhi sembravano sorridere insieme a lui. Mi salutò, lo invitai ad entrare fino in camera mia. Ancora una volta tentò il suo trucchetto, avventandosi sulle mie labbra ed insinuando le sue mani anziose in posti che quel giorno avrei preferito non lasciargli esplorare; riuscii a resistere e lo respinsi, come mi ero ripromesso di fare.
-P... perchè?- chiese Tommaso spiazzato
-Non pensi sia meglio parlare prima?-
-Pensavo fosse tutto risolto, sai... per quella cosa- rispose divagando e abbassando lo sguardo.
-No, non abbiamo risolto un bel niente, non pensare che una stupida pompa possa risistemare tutto.- No, non era stata solo una stupida pompa, almeno per me; bensì il mio primo e bellissimo approccio col sesso, ma questa non potevo dargliela vinta, non a lui che pensava fossi il suo oggettino, da spompinare a suo piacimento e prendere in giro appena si fosse presentata
l'occasione.
- Senti- continuai pacando però il mio tono -non voglio chiudere tutto così, e te l'ho detto, ma non mi va neanche di essere uno dei tanti con cui te la fai-
Glielo dissi esplicitamente, ero fatto così, se ero arrabbiato, o quantomeno alterato, non mi facevo scrupoli con le parole, ma forse quella volta avevo esagerato.
- Marco, ti ho spiegato la mia situazione, e ti assicuro che ne uscirei volentieri, ma ti giuro che non voglio prenderti in giro. Cosa posso fare per sistemare?- chiese con lo sguardo del cane bastonato.
- è troppo se ti chiedo di scegliere?
- Ma se sono qui, vuol dire che la mia scelta l'ho già fatta, che pensi?- concluse quella creatura che aveva fatto irruenza nella mia vita così, per caso, per non uscirne mai più.
-D... davvero?- chiesi con lo sguardo di un bambino che stenta a credere a Babbo Natale.
- Te lo giuro-
Ragazzi, è inutile descrivervi la scena successiva, potete immaginarla da voi: fu il bacio più bello della mia vita, almeno fino ad allora. Forse sarei caduto di nuovo nel suo tranello, che forse non era neanche un tranello, nè lo era mai stato. Forse era veramente amore... amore... amore. Avrei potuto ripetere quella parola nella mia testa almeno un miliardo di volte e tanto non mi sarei stufato di sentirla. Forse mi sarei dovuto fidare ancora una volta, infondo cosa sarebbe potuto succedere?
Lo feci, mi fidai di Tommaso, e non me ne pentii, nè allora, nè oggi.
Intanto il nostro bacio ci aveva trasportato sul materasso, in lattice per via della mia asma, ed aveva aggrovigliato i nostri corpi in una posizione decisamente scomoda, ma nella quale sarei rimasto in eterno. Le nostre lingue si staccarono e ci guardammo ansimanti, tentando l'uno di leggere lo sguardo dell'altro.
T... ti... ti va di fare l'amore?- mi chiese fissandomi con gli occhi ceruli socchiusi.
"Che parolone" pensai tra me. Certo che lo volevo, ora più che mai, ma chiamarlo amore forse era un pò azzardato. Ma ovvimente non era giusto neanche chiamarlo "stupida pompa", come avevo fatto io qualche minuto prima.
-Ok- risposi senza mostrar troppo la mia incredibile voglia di amarlo, di averlo solo per me.
Si alzò dal letto ed andò a frugare nella borsa celeste. Estrasse la mano, stringendo preziosamente un oggetto che non avevo mai visto prima, un oggetto che avevo sempre sentito nominare con estrema ristrettezza. Solo quando lessi la scritta "durex", cominciai ad avere paura, cominciai a farmi mille domande. "Ma cosa intendeva per amore?", "Sarei stato all'altezza?", "cosa avrei dovuto fare?". Per tutte queste domande trovai un unica, semplice risposta: vuoto totale.
Tommaso notò il mio sguardo spiazzato.
-Che c'è?- chiese cercando di capire
- No è che...-
Non continuai subito. "Buttati e basta" mi dissi alla fine.
-Niente, ti voglio bene!- improvvisai. Mi sorrise lasciandomi l'ennesimo bacio sulle mie labbra da fanciullo.
Intanto Tommaso cominciò a sbottonarmi i jeans... ed io? cosa avrei dovuto fare?
"Dai Marco improvvisa ancora" mi dissi. Cominciai anch'io ad imitare quello che stava facendo lui. M'insiniai nelle sue zone erogene, che già mi segnalavano il loro apprezzamento. Ci sfilammo i calzoni a vicenda, e già intravedevo il pene di Tommaso in quasi completa erezione. Dalla serranda semi-chiusa, un raggio di sole ficcanaso sembrava volerci spiare, ma non riuscì a fendere la solidà intimità che aggrovigliava i nostri giovani corpi, ormai completamente nudi.
Tommaso sfilò l'oggetto dalla confezione e lo poggiò sul glande che svettava, violaceo, sulla cima del mio pene. Fece scorrere l'oggetto, viscido e freddo, per tutta la lunghezza del membro, poi mi regalò l'ennesimo bacio. Si distese su un fianco e mi accompagnò dietro di lui con le mani. Non servivano le parole in quel momento, i gesti bastavano a farmi intendere. Ci trovammo tutti e due distesi sul fianco destro, io dietro di lui. Mi prese lentamente la mano e se la portò alla bocca, cospargendo i diti indice e medio della sua saliva. Non capivo esattamente cosa stesse facendo, ma non m'importava. Ad un tratto fece scendere la mia mano lungo lungo l'addome, poi giù fino alle gambe fine e minute, e ancora più giù, là dove l'amore non conosce confini.
- Dai, possiedimi...- disse sibilando, quasi a non voler svelare al mondo il nostro segreto.
Portai il mio sesso vicino alle sue natiche da fanciullo per unirmi al suo corpo, come lui stesso, con delicato pudore, mi aveva chiesto di fare. Feci scorrere ,guidato dalle sue mani calde, la mia verga dentro il suo corpo, accompagnato da un lungo brivido, con lenti gesti mi ritrovai col pene completamente dentro d lui. Adesso eravamo, finalmente, l'uno parte dell'altro, stetti e fusi nel materasso troppo piccolo per due persone, ma fin troppo grande per il nostro abbraccio. Cominciai a prenderci mano, in fondo il sesso non era difficile, l'amore, quello magari si.
Feci passare la mia lingua sul suo collo, e un odore di shampoo alla pesca m'invase le narici.
Mentre lo possedevo, Tommaso tentava di girarsi, per rubarmi l'ennesimo bacio e dimostrarmi ancora che stavo facendo la cosa giusta; I nostri sospiri, dapprima leggeri, si fecero più pesanti, mentre cominciavo a prendere coscienza e coordinazione dei movimenti.
-Fermo- mi disse -rimaniamo così per un pò, sono stanco- continuò. E mi suscitò un senso di tenerezza. Rimasi dentro di lui, mente lo abbracciavo teneramente. Sentivo i mei peli pubici carezzare dolcemente le sue natiche rosee, che avvolegevano la mia asta di un calore .Ogni tanto Tommy lasciava un bacio sulle mie mani, che per tutto il tempo non avevano smesso di carezzare il suo viso angelico.
Carezzai delicatamente le sue natiche minute come quelle di un neonato, mentre il mio pene scorreva dentro il suo corpo.
Sì, facemmo l'amore quel giorno, e rimanemmo abbracciati... Mi regalò l'orgasmo più intenso della mia vita.
e fu quando ci guardammo negli occhi che Tommaso mi disse con estrema disinvoltura:
-Io c'hoffame!-
-Sai, anch'io!!!- risposi sorridendo
Così ci alzammo dal letto, scherzando e lanciandoci pizzicotti, mentre quel raggio di sole continuava a spiarci dalla serranda semi-chiusa... sulla mia pelle un nuovo odore: l'odore del sesso.

TOMMASO
20 Giugno, un giorno all'entrata dell'estate, solite paure, ma anche una grande ed indescrivibile voglia di rivedere Marco anche solo per cinque minuti, di riabbracciarlo, baciarlo.
E fu proprio mentre mi masturbavo per l'ennesima volta pensando a lui, che il cellulare fece irruzione nella mia intimità e mi riportò tempestivamente al mondo reale.
Da pochi giorni avevo cambiato cellulare e quindi la maggior parte dei numeri salvati su di esso se ne erano andati al diavolo; pensai subito che fosse Mamma, ma quando risposi e sentii quella voce dall'altra parte della cornetta, rimasi di stucco.
"oi Marco...io... tutto ok, te?" risposi titubante ed ancora incredulo che fosse proprio lui, Marco, il mio angelo.
Mi chiese se avevo da fare. Sì, sarei dovuto andare da un mio amico, Giovanni, per giocare con la nuova ps (play station), ma stare con Marco era molto meglio, così dissi al mio amico che c'era stato un contrattempo e non sarei, quindi potuto andare! Finalmente ero libero, pronto per vedere di nuovo Marco. Sarei, infatti, dovuto andare da lui all'istante, così mi infilai la tuta nuova e le scarpe da ginnastica, saltai in sella alla mountain bike vecchia e logora e mi diressi da lui, con in spalla il mio fedele zainetto.
Arrivai davanti casa di Marco; la sua sagoma di Marco svettava dal vialetto dell'abitazione, irraggiata dal vivido sole di giugno. Posai il mio veicolo, lo salutai ed entrai in silenzio. Arrivati in camera un brivido d'eccitazione mi percorse la schiena, accompagnato da un irrefrenabile impeto di baciare le sue labbra; ma proprio quando stava per esserc il fatal contatto Marco mi bloccò ed un nuovo brivido mi percorse la schiena, ma questa volta fu un brivido d'angoscia. La prima parola che mi uscì fu:
-P...perchè?
- Non pensi sia meglio parlare prima?- mi seccò lui
Pensavo che tutto si fosse risolto dopo ciò che era successo, ma lui disse di non voler essere uno dei tanti con cui me la facevo. Mi sentii ferito, mi fece sentire una troia, pensava che mi divertissi a vendere me stesso, ma non capiva che ero entrato in un tunnel buio e lunghissimo, del quale non riuscivo a trovare l'uscita. Sì, gli avevo mentito, l'avevo in qualche modo ingannato, ma quel giorno ero deciso più che mai a cercare la luce in quel tunnel, e volevo cercarla insieme a lui. Glielo dissi, gli dissi che avevo fatto la mia scelta... sembrò credermi e mi guardò con un'aria dolce e spaesata, ed ancora una volta si innescò nei nostri occhi quell'aria d'intesa che era riuscita a farci scambiare il primo, indimenticabile bacio. Avanzò verso di me ed io socchiusi gli occhi, ci scambiammo uno sguardo fugace, prima d'immergegci in un bacio... un bacio profondo, carnale. Mentre la mia lingua profanava le sue labbra, la mia mano scorreva sui suoi genitali. L'ingenua purezza che ricopriva il suo corpo la si poteva percepire dai movimenti maldestri e talvolta scoordinati, che contribuivano a renderlo un bambino, come infondo lo ero anch'io. Sì, un bambino che, troppo presto, aveva scoperto quella realtà che i grandi chiamano tutti "Sesso", e che ora era là, per farla conoscere anche all'altro bambino, ma in un modo decisamente migliore.
-T...ti... va di fare l'amore?-
-ok-
Slacciai i freddi bottoni della patta uno ad uno, mentre ormai eravamo aggrovigliati nel letto sfatto. Fece lo stesso con me, stava imparando...
Ci trovaammo finalmente nudi, corpo a corpo, anima contro anima, mentre i nostri sessi si urtavamo, irrequieti e caldi. Presi dallo zaino un durex, e Marco mi guardò con aria interrogativa, come se non comprendesse qualcosa.
-Che c'è?- gli chiesi allora io
No... è che- incespicò inizialmente
-Niente, ti voglio bene!- concluse, infine.
Gli infilai l'oggetto per tutta la lunghezza del pene, lo portai dietro di mi, disteso, sul fianco destro. Gli presi delicatamente la mano, e lo guidai come un fratello maggiore. Leccai i suoi diti lunghi e ossuti e poi li feci scorrere lungo il ventre, e ancora più giù, fino alle natiche, e nelle mie più profonde intimità. Lasciai che il dito scivolasse dentro di me, poi cominciai a guidarlo in movimenti ritmici...
-Dai, possiedimi- gli chiesi allora all'orecchio, come a non voler svelare a nessuno il nostro segreto. Presi dunque la verga nodosa e calda tra le mani e la portai dietro di me, poi cominciai a spingerla dentro di me, aiutato anche dalle sue spinte incerte.
Un lungo brivido percorse la mia schiena quando le nostre carni ansiose entrarono in contatto.
Ce l'avevamo fatta; ora, finalmente, eravamo l'uno parte dell'altro, e niente e nessuno poteva impedirlo.
-Fermo- gli ordinai poco dopo... non volevo che tutto finisse troppo presto e che un orgasmo prematuro ci rubasse quella magica atmosfera ; gli chiesi di rimanere dentro di me, in silenzio. Mentre mi carezzava dolcemente le natiche rosee il mondo esterno s'intravedeva appena dalla serranda semi-chiusa; Marco stava imparando in fretta, e mi piaceva essere il suo maestro di sesso. I suoi caldi testicoli si scontrarono coi miei, provocandomi un brivido lungo la schiena; ad un tratto mi afferrò i fianchi, poggiò il mento sulla mia spalla ed intraprese un ritmo più veloce, mentre i nostri sospiri si fondevano, per svanire poi nell'aria calda di quell'indimenticabile mattinata di giugno. Riuscii ad avvertire l' orgasmo dalle contrazioni del suo membro...
uscì dal mio corpo silenziosamente, proprio come vi era entrato; non concluse il tutto insultandomi, come avevano fatto gli altri, ma stringendomi a sè. E fu quando ci guardammo negli occhi che gli dissi sorridendo:
-Io c'hoffame!
-Anch'io- rispose sorridendo anche lui
Mi alzai, andai in bagno per ascigarmi lo sfintere, ancora bagnato di saliva e mi vestii, con ancora addosso il suo odore.

continua...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bene, vedo che finalmente l'avere fatto...